Il piacere della lettura in silenzio

Nonostante sia un'amante della musica diciamo 'rumorosa' (dance, tekno, metal etc) in verità ho spesso cercato il silenzio, soprattutto se volevo applicarmi a qualche attività che richiedeva concentrazione.

Ecco, per esempio, non sono mai riuscita a studiare con la radio accesa: nemmeno con radiotre e la musica sinfonica. E nemmeno se la materia da studiare era facilissima tipo che so, calcolo combinatorio.

Mi serviva il silenzio, sempre. Persino quando andavo in biblioteca a studiare, il silenzio non era mai abbastanza: mi portavo i tappi per le orecchie...

 

Nel corso degli anni ho imparato ad 'estraniarmi' dalla confusione per concentrarmi sulla lettura anche in contesti di certo non silenziosi (parchetti vari, file alle poste, etc. etc) ma poter leggere senza rumori attorno a me piace da morire.

 

L'anno scorso durante il mio soggiorno in montagna quando non erano programmate escursioni, mi ritiravo sulle sponde del fiume Avisio (che detta così fa molto intellettuale...) con un telo da mare e un libro. Sole, silenzio e lettura. La figlia più piccola ha scoperto che anche a lei riuscivano meglio i compiti al parchetto lungo il fiume e così molti pomeriggi li abbiamo trascorsi così, con il solo sottofondo dell'acqua (gelata) che scorreva calma sbattacchiando sui ciotoli e qualche uccellino impertinente che decideva di venire alla fontana per bere.

 

Nell'attesa delle vacanze cerco di ritagliarmi angoli di silenzio per leggere: la sera quando tutti dormono, la domenica pomeriggio, il mattino presto...5, 10 minuti, non importa. Il silenzio e le pagine piene di parole che parlano a me, come se io fossi l'unica lettrice di quel libro in tutto il mondo.

Ci sono poi libri di avventura che letti in silenzio mi si snodano nella testa con immagine così vivide che mi pare di averne già visto il film...

A volte ci sono libri in cui devo annotarmi errori e sviste, questo richiede concentrazione: devo essere certa di non aver preso un abbaglio io...e quindi il silenzio è funzionale all'attenzione.

 

E poi molte volte mi rendo conto che la colonna sonora io ce l'ho già in testa: che sia il tormentone sanremese o una canzone citata dal libro che sto leggendo, la musica in testa io ce l'ho un po' sempre. Ed è quindi assolutamente inutile che ne ascolti altra...

 

 A volte lo confesso, metterei davvero un cartello tipo 'do not disturb' sulla porta della mia mansarda adibita a studio, ma l'unico che arriva puntualmente a disturbarmi e che purtroppo non sa leggere, è il gatto, che mi segue come un'ombra...

Le sue fusa pare siano molto utili per rilassare il ritmo cardiaco: pensavo solo fosse un gatto rompiscatole e invece mi fa da medicina...

Parlare con Luca Greco del suo libro è un viaggio.

Lo stesso viaggio che lui ha fatto in giro per il mondo per raccontare come ci siano tante persone che vivono separati da un muro dal loro vicino di casa.

Il muro di Belfast, che separa i panni stesi dai cattolici dalle finestre dei protestanti. I ricordi sanguinosi del passato contaminano anche la convivenza più o meno ordinaria dei nostri giorni.

Il muro di Hebron, città contesa da due religioni monoteiste, con posti di frontiera per attraversare un caseggiato. Lastre antiproiettile in luoghi in cui si dovrebbe solo pregare, e invece ci sono stati attentati.

Ma la storia più affascinante è senz'altro quella della popolazione del Sahara occidentale. Cacciati dalla loro terra che si affaccia sul mare, sono confinati nel deserto, dove non c'è nulla se non la loro tenacia e la loro identità.

Vecchi che tramandano oralmente la storia del loro popolo, che sperano ogni anno in un referendum per la restituzione di ciò che è loro. Giovani che magari partono per lavorare altrove, ma che ritornano a questo niente fatto di sabbia, perchè il richiamo dell'essere popolo è troppo forte.

E' davvero affascinante sentir raccontare di persone così tenaci, così ingiustamente provate dalla storia.  

Dalle nostre comode postazioni davanti al pc, ci sfugge spesso questa umanità raminga, segregata, che lotta per la propria identità.

Eppure è sufficiente una foto, potente come quella in copertina del libro, a spalancare una finestra su un mondo 'altro'. Luca sapientemente racconta l'origine di queste foto, di grandissimo impatto nella loro semplicità.

Da fotografa molto molto dilettante, non posso che rimanere affascinata dall'efficacia di questi scatti. E della vita che ci sta dietro.

Una vita avventurosa quella di Luca, che ha davvero moltissimo da raccontare di queste parti di mondo.

Invito a leggere il suo libro, ma soprattutto a capitare ad una delle sue presentazioni, davvero ne vale la pena!