Sulle tracce di Sandra Poggi...con Pappalardo!

In un sabato pomeriggio afoso, lento, sonnecchiante come un film spaghetti western, in libreria arriva Davide Pappalardo.  

Ne approfitto per sottoporlo ad un fuoco di fila di domande sul suo ultimo romanzo 'Che fine ha fatto Sandra Poggi?' ( a proposito: leggetelo sotto l'ombrellone, è PERFETTO, misteri, fughe, travestimenti, giri per le città italiane....).

La mia curiosità iniziale era legata soprattutto alla scelta dei nomi, e Davide mi ha spiegato che Sandra era un nome piuttosto comune negli anni 70, mentre Poggi è uno dei cognomi più diffusi in Italia. L'investigatore sgarruppato Libero Russo deve invece il suo nome ad un omaggio di Davide alla madre di cui ha preso il cognome.

Davide mi ha rivelato di aver sempre scritto, fin dall'età di 11. E le prove sono in un quadernetto che sua madre da poco gli ha riconsegnato e dove lui ha riconosciuto la sua scrittura.

Come ogni bravo scrittore ha frequentato corsi di scrittura, nel suo caso sotto la guida del mitico Berselli e di Roberto Carboni.  E se due autori di questo calibro consigliano ad un autore di continuare a scrivere, per noi lettori è una garanzia!

Non vi svelerò praticamente nulla di questo romanzo, se non che è ambientato nel 1973 di cui tutti ricordiamo, dai racconti che ci hanno fatto, come l'anno delle domeniche a piedi per le politiche di austerity sui carburanti.

Sono anni difficili, pieni di fermento, in cui si avvertiva ancora la spinta del 68 ma anche tanti altri rivolgimenti culturali. Sono anche anni di nubi, di misteri. E Sandra Poggi fa parte di questo quadro, un personaggio multiforme, difficilmente catolagabile e ancor più difficilmente catturabile.

Libero ne verrà giocoforza ammaliato e il lavoro diventerà qualcosa di diverso, che coinvolgerà anche la sua vita.

Ma basta spoiler, davvero, leggetevi questo libro di Pappalardo!

ps in coda all'intervista, non ho resistito, ma gli ho chiesto i dettagli dell'incontro del giorno prima con il mitico Joe Lansdale. Veramente gli accordi erano che doveva portarmelo....ma poi Landsdale aveva un impegno a Cesenatico, e mi sono dovuta accontentare di vedere i selfie e sentire i racconti di chi c'è stato...

Parlare con Luca Greco del suo libro è un viaggio.

Lo stesso viaggio che lui ha fatto in giro per il mondo per raccontare come ci siano tante persone che vivono separati da un muro dal loro vicino di casa.

Il muro di Belfast, che separa i panni stesi dai cattolici dalle finestre dei protestanti. I ricordi sanguinosi del passato contaminano anche la convivenza più o meno ordinaria dei nostri giorni.

Il muro di Hebron, città contesa da due religioni monoteiste, con posti di frontiera per attraversare un caseggiato. Lastre antiproiettile in luoghi in cui si dovrebbe solo pregare, e invece ci sono stati attentati.

Ma la storia più affascinante è senz'altro quella della popolazione del Sahara occidentale. Cacciati dalla loro terra che si affaccia sul mare, sono confinati nel deserto, dove non c'è nulla se non la loro tenacia e la loro identità.

Vecchi che tramandano oralmente la storia del loro popolo, che sperano ogni anno in un referendum per la restituzione di ciò che è loro. Giovani che magari partono per lavorare altrove, ma che ritornano a questo niente fatto di sabbia, perchè il richiamo dell'essere popolo è troppo forte.

E' davvero affascinante sentir raccontare di persone così tenaci, così ingiustamente provate dalla storia.  

Dalle nostre comode postazioni davanti al pc, ci sfugge spesso questa umanità raminga, segregata, che lotta per la propria identità.

Eppure è sufficiente una foto, potente come quella in copertina del libro, a spalancare una finestra su un mondo 'altro'. Luca sapientemente racconta l'origine di queste foto, di grandissimo impatto nella loro semplicità.

Da fotografa molto molto dilettante, non posso che rimanere affascinata dall'efficacia di questi scatti. E della vita che ci sta dietro.

Una vita avventurosa quella di Luca, che ha davvero moltissimo da raccontare di queste parti di mondo.

Invito a leggere il suo libro, ma soprattutto a capitare ad una delle sue presentazioni, davvero ne vale la pena!