DEL NOIR, DEL GIALLO E DI ALTRI PAUROSI TEMI...

Un mercoledì piovoso e ventoso è stato il 27 giugno scorso, quando Roberto Carboni è venuto a presentare la sua ultima fatica letteraria 'Per i buoni sentimenti rivorgertevi altrove'.

Mi ero preparata le domande di rito da fare agli scrittori, ma l'intervista si è animata di vita propria e ha seguito un filo tutto suo. Un filo abilmente retto e dipanato (a volte anche aggrovigliato, annodato) da un soprendente Carboni. Con un linguaggio chiaro, competente, a tratti ipnotico (del resto, se cita Milton e i padri dell'ipnosi moderna, qualche cosa avrà imparato...) si è addentrato nelle differenze fra giallo e noir, ha dato definizioni di angoscia, di sopresa, di terrore, di paura....

E così ho imparato che mentre il giallo dà risposte, il noir al massimo ti mette delle domande in più. E che l'angoscia che si crea leggendo certi romanzi è proprio l'unico sentimento con cui è possibile affrontare i noir. Angoscia intesa non come paura quindi, che è un sentimento dall'autore definito 'fluido', ma come inceppamento dei nostri meccanismi di ragionamento, come perdita dei punti di riferimento, come gancio verso l'inconscio.

Il noir è sperimentazione, è spesso priva di sangue, ma è più terrorizzante del giallo o dell'horror perchè fa leva su una visione del killer o dello psicopatico assolutamente diversa. Ci toglie il sonno perchè spesso il male fa risonanza con noi, ci confonde, ci fa prendere quasi le parti del maniaco omicida, ci ribalta i punti di vista. Ne usciamo malconci, è inevitabile.

E', a mio vedere, questo il grande successo dei noir: un racconto che non è più epidermico, non ne puoi essere spettatore. E' una scrittura incalzante, che finisce per sincronizzarsi con il tuo battito e addirittura ne detta il ritmo. E' un metronomo del male, dell'ignoto, dell'orrore. O ti adatti, o non ne vedrai la fine.

E queste sono solo poche cose di quello che Roberto ha la capacità di spiegare nelle sue presentazioni.

Mi sono fatta promettere di ritornare a Cento, per una presentazione/conferenza su questi temi.

Per conto mio posso solo consigliarvene i libri, perchè se amate la paura vera, qua trovare pane per i vostri denti.

Se poi siete ancora fifoni come la sottoscritta, leggeteli adesso, in vacanza, con il sole...

 

 

Parlare con Luca Greco del suo libro è un viaggio.

Lo stesso viaggio che lui ha fatto in giro per il mondo per raccontare come ci siano tante persone che vivono separati da un muro dal loro vicino di casa.

Il muro di Belfast, che separa i panni stesi dai cattolici dalle finestre dei protestanti. I ricordi sanguinosi del passato contaminano anche la convivenza più o meno ordinaria dei nostri giorni.

Il muro di Hebron, città contesa da due religioni monoteiste, con posti di frontiera per attraversare un caseggiato. Lastre antiproiettile in luoghi in cui si dovrebbe solo pregare, e invece ci sono stati attentati.

Ma la storia più affascinante è senz'altro quella della popolazione del Sahara occidentale. Cacciati dalla loro terra che si affaccia sul mare, sono confinati nel deserto, dove non c'è nulla se non la loro tenacia e la loro identità.

Vecchi che tramandano oralmente la storia del loro popolo, che sperano ogni anno in un referendum per la restituzione di ciò che è loro. Giovani che magari partono per lavorare altrove, ma che ritornano a questo niente fatto di sabbia, perchè il richiamo dell'essere popolo è troppo forte.

E' davvero affascinante sentir raccontare di persone così tenaci, così ingiustamente provate dalla storia.  

Dalle nostre comode postazioni davanti al pc, ci sfugge spesso questa umanità raminga, segregata, che lotta per la propria identità.

Eppure è sufficiente una foto, potente come quella in copertina del libro, a spalancare una finestra su un mondo 'altro'. Luca sapientemente racconta l'origine di queste foto, di grandissimo impatto nella loro semplicità.

Da fotografa molto molto dilettante, non posso che rimanere affascinata dall'efficacia di questi scatti. E della vita che ci sta dietro.

Una vita avventurosa quella di Luca, che ha davvero moltissimo da raccontare di queste parti di mondo.

Invito a leggere il suo libro, ma soprattutto a capitare ad una delle sue presentazioni, davvero ne vale la pena!