MASSIMO FAGNONI: IL VIGILE SCRITTORE

 

Ho intervistato Massimo Fagnoni, ospite della libreria lo scorso 20 giugno.

Percorso di studi umanistici, liceo classico e laurea in filosofia, poi, dopo un primo periodo come educatore, il posto in polizia municipale sempre accompagnato dal talento nello scrivere, fossero piccole relazioni lavorative o piccoli racconti personali.

Nel 2010 la moglie (perché dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna) lo incoraggia a scrivere qualcosa di più lungo, così nasce il primo romanzo Bologna all inferno, pubblicato per Giraldi.

La scrittura comincia ad essere un’attività regolare, tanto che la moglie gli confeziona un angolo in casa per questo scopo (che in verità, confessa Massimo, è uno sgabuzzino delle scope, ma meglio di niente…). Come a tutti gli scrittori ho chiesto quale sia il momento più consono per lui per la scrittura. E’ curioso vedere come gli scrittori abbiano abitudini davvero diversissime: Massimo ha ammesso che scrivere quando ha l’ispirazione a volte con tempi dilatati a volte con tempi ristretti, ma mai di notte. E per scrivere un romanzo ha dichiarato di impiegare dai 6 agli 8 mesi.

Massimo pubblica due romanzi all’anno, quasi tutti gialli, che hanno un discreto successo sia fra i colleghi della municipale che fra i frequentatori delle biblioteche di Bologna. Il successo dei suoi romanzi è sicuramente da cercare nel fatto che siano tutti ambientati nella zona, spesso ispirati a fatti di cronaca nera. A volte contengono persino aneddoti raccolti durante il lavoro.

Sono romanzi vivi, pulsanti, che mostrano una città da vivere, con i suoi misteri e le sue vicende quotidiane.

L’ultimo romanzo, La consistenza del sangue, (attualmente in tour di presentazione in librerie e biblioteche) accosta all’evento tragico di una strage familiare anche una serie di segreti della borghesia bolognese. Massimo confessa che una delle cose che lo ispira di più nello scrivere è osservare e descrivere la reazione delle persone di fronte ai delitti, ai fatti tragici. Serve davvero un occhio attento e una capacità di entrare con delicatezza in contatto con l’umanità e il suo sentire, il suo giudicare, i suoi pregiudizi.

I protagonisti dei suoi romanzi sono tutti maschili, che è abbastanza naturale, visto che l’autore è uomo: il che mi fa pensare a Lorena Lusetti (che è stata ospite sia il 13 che il 16 giugno scorsi), che per scelta ha dedicato la scrittura a protagoniste femminili. Bello vedere quindi la varietà della scrittura!

Sono rimasta molto incuriosita dal suo testo Ghiaccio e memoria, basata su una storia vera del 1985: le storie di alpinismo sono sempre molto interessanti, uscito con Minerva nella primavera 2017.

Di progetti futuri in pentola ne ha diversi: i nuovi romanzi da far uscire per Frilli, un romanzo da scrivere quando sarà in pensione (perché richiede ricerche storiche e quindi serve tempo….e non svelo niente altro perché è bello tenere il fiato sospeso!)….

E intanto continua a presentare i suoi libri in giro per Bologna.

 

Lo aspetto a novembre, con l’uscita del nuovo giallo, così non potrete dire ‘non so cosa regalare a

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Parlare con Luca Greco del suo libro è un viaggio.

Lo stesso viaggio che lui ha fatto in giro per il mondo per raccontare come ci siano tante persone che vivono separati da un muro dal loro vicino di casa.

Il muro di Belfast, che separa i panni stesi dai cattolici dalle finestre dei protestanti. I ricordi sanguinosi del passato contaminano anche la convivenza più o meno ordinaria dei nostri giorni.

Il muro di Hebron, città contesa da due religioni monoteiste, con posti di frontiera per attraversare un caseggiato. Lastre antiproiettile in luoghi in cui si dovrebbe solo pregare, e invece ci sono stati attentati.

Ma la storia più affascinante è senz'altro quella della popolazione del Sahara occidentale. Cacciati dalla loro terra che si affaccia sul mare, sono confinati nel deserto, dove non c'è nulla se non la loro tenacia e la loro identità.

Vecchi che tramandano oralmente la storia del loro popolo, che sperano ogni anno in un referendum per la restituzione di ciò che è loro. Giovani che magari partono per lavorare altrove, ma che ritornano a questo niente fatto di sabbia, perchè il richiamo dell'essere popolo è troppo forte.

E' davvero affascinante sentir raccontare di persone così tenaci, così ingiustamente provate dalla storia.  

Dalle nostre comode postazioni davanti al pc, ci sfugge spesso questa umanità raminga, segregata, che lotta per la propria identità.

Eppure è sufficiente una foto, potente come quella in copertina del libro, a spalancare una finestra su un mondo 'altro'. Luca sapientemente racconta l'origine di queste foto, di grandissimo impatto nella loro semplicità.

Da fotografa molto molto dilettante, non posso che rimanere affascinata dall'efficacia di questi scatti. E della vita che ci sta dietro.

Una vita avventurosa quella di Luca, che ha davvero moltissimo da raccontare di queste parti di mondo.

Invito a leggere il suo libro, ma soprattutto a capitare ad una delle sue presentazioni, davvero ne vale la pena!